Blaise Pascal e la facoltà di pensiero in opposizione al “politicamente corretto”
Noi tutti facciamo sempre tantissime cose: colazione, scuola, pranzo, compiti o lavoro, tv, sport, danza, qualche volta cena fuori e cinema, due pagine di un libro e finalmente si dorme, perché domani ci aspetta un'altra giornata.
Perché le persone riempiono così la propria vita? Pascal era tormentato da questa e da altre domande: "Qual è il senso della mia esistenza? Che ci faccio qui, in questo posto e in questo momento?". Per Pascal l'uomo è grandioso, è autore di scoperte e invenzioni strabilianti, ed è l'unico essere capace di porsi problemi tanto profondi. Un gatto non sta certo a chiedersi che senso abbia il suo stare al mondo. Eppure l'uomo è anche assai debole, perché si pone domande a cui non trova risposta e per questo soffre. E allora cosa fa?
"Si diverte," dice Pascal. Siccome ha paura delle risposte, si distrae con mille occupazioni. Se stiamo sul divano a far niente, presto ci annoiamo. A un certo punto la noia diventa così insopportabile che dobbiamo distrarci. Succede perché, quando ci annoiamo, finiamo per chiederci chi siamo e cosa ci facciamo al mondo. Ci accorgiamo che la nostra vita è brevissima rispetto all’eternità dell'universo, che il nostro corpo è minuscolo rispetto all'infinità dello spazio. Insomma, che non siamo poi così speciali. Allora ci scopriamo fragili come canne al vento.
Ma per Pascal l'uomo è una canna pensante, e questa è la sua forza. Quindi dobbiamo affrontare le domande difficili, perché facendo finta che non ci riguardino facciamo anche finta di essere felici, invece di esserlo veramente.