Il valore essenziale della creatività umana nella corsa verso l’innovazione

23.11.2023
Subissati da mattina a sera dalla pubblicità, sopportiamo le offerte dei venditori e gli annunci commerciali che mirano -con successo- a bombardare la nostra psiche con immagini. Si forma quella si che potrebbe chiamare "stagnazione psichica". Così facendo la nostra attitudine diventa incline alla subdola abitudine di accontentarsi dei propri sogni, cullarsi in essi e trovarli così piacevoli che si rimane fermi in un perenne vagare nella fantasia o nell'utopia.

Ciò che ci aiuta a combattere questo livellamento è la creatività. La psicologia, infatti, spiega la creatività come la capacità di produrre idee o cose nuove, oppure di trovare nuove relazioni tra le idee e le cose e quindi inventare un modo per esprimerle.La creatività, essendo libera, sembra non avere limiti. Questo spaventa l'ombra della società che, per difendersi, ci vuole omologare.

La creatività, come la passione, è incontrollabile. Per questo spaventa.

"La scuola taglia le ali della creatività": questa è l'accusa che mi è capitata di sentire. La scuola ti impone un metodo, è vero, tuttavia noi apprendiamo la più pura forma di creatività, che è l'arte. Dante, per esempio, sa che all'opposto dell'amore non c'è l'odio ma il controllo e la paralisi: dove l'amore è assente non c'è iniziativa e creatività. Come ci insegna Italo Calvino nelle "Lezioni americane", la letteratura vive solo se si pone degli obiettivi smisurati. La sua grande sfida è quella di saper tessere insieme i diversi saperi e i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo.

A noi futuri cittadini del mondo spetta il diritto di inventare ciò che i latini chiamavano "novium", il mai visto, il mai sperimentato.

Mi sono servito di una parola proveniente dal mondo classico, il che potrebbe risultare contraddittorio se si parla di corsa all'innovazione. In realtà, la classicità ci preserva dall'essere "servitori della moda" (utilizzando un termine della filosofia di Nietzsche). È il pensiero umanistico chi ci abilita al pensiero intero e completo. Grazie a questo, abbiamo uno spirito critico con il quale esaminare le idee -che come fa notare l'origine dal verbo greco "vedere" indica un modo di vedere la realtà- per costruire la nostra persona.In un mondo in evoluzione non dobbiamo evolverci noi stessi senza avere una nostra visione del mondo, oltre che di noi. Non dobbiamo trovarci a cambiare senza la nostra volontà.

Troppo spesso le nostre giornate sono scandite da norme sociali e abitudini che seguiamo passivamente per paura di ritrovarci soli con noi stessi. Il filosofo tedesco Martin Heidegger definisce questo con il concetto di "Alltäglichkeit", l'esistenza banale, inautentica, che si perde nel vivere quotidiano. Come spiega poi, "esistere" significa "uscire fuori" (ex-sistere), nella dimensione della possibilità e del progetto.In una società sempre più artificiale, in cui la paura della solitudine spinge all'anonimato e al conformismo, la riscoperta dell'autenticità è ciò di cui abbiamo bisogno. Non dobbiamo essere creativi solamente nel risolvere problemi o inventare qualcosa, ma anche nella creazione della nostra persona. Possiamo integrare così la creatività nella nostra vita, tentando di dare una nuova interazione tra l'arte e la nostra vita.Una volta presa coscienza di noi, dobbiamo comprendere che i nostri valori e i nostri principi non possono essere completamente scissi da chi ci ci circonda. Per usare termini economici, la sfida è quella di negoziare continuamente le nostre idee con quelle di chi ci sta intorno.

Così potremo costruire qualcosa in cui riconoscerci, ritrovandoci in un mondo condiviso e per questo anche nostro.Questo è il punto di partenza per un'innovazione basata sulla creatività. Anzi, l'innovazione è impossibile senza creatività, non è nulla.

Anche nel mondo del business il fattore-creatività è essenziale. Il marketing funziona se vi è l'elemento della novità. Un prodotto che si differenzia dagli altri sul mercato, suscita interesse.Anche il mondo del business può stimolare la nostra creatività nel momento in cui però non ci schiaccia imponendoci falsi bisogni spinti all'acquisto. Del mercato dobbiamo coglierne gli aspetti creativi, senza farci però fagocitare dai meccanismi consumistici.La creatività va pensata, come nella sua natura, illimitata o, per meglio dire, indirizzata verso limiti sempre nuovi, non come "assalto al cielo" ma come proposte di nuove forme, di nuovi linguaggi e di condizione per l'interazione con gli altri esseri umani (di ieri, di oggi e di domani) e di ogni provenienza. Il destino comune dell'umanità può avere un orizzonte di senso nello sviluppo sempre continuo del potere della creatività, libera da ogni forma di potere che la possa servire. Musicalmente parlando, va concepita in crescendo: deve essere un "et et" non un "aut aut", qualcosa da aumentare e accrescere non da diminuire e sottrarre.

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