L’amicizia e Seneca

25.09.2023

Quante persone conosci? Tra i compagni di scuola, di nuoto, del corso di teatro, c'è qualcuno che chiami "amico"? Sapresti dire perché? Forse perché ti fa ridere a crepapelle, o perché ti fa compagnia quando non vuoi stare da solo. Noi spesso pensiamo che gli amici "ci servono" per qualche motivo: per non annoiarci, per giocare a calcio o per copiare i compiti.

Seneca non sarebbe d'accordo. Per lui, se ad esempio diventiamo amici di qualcuno perché ci aiuti con un compito difficile, una volta fatto il compito l'amicizia finirà. Secondo Seneca l'amicizia non deve essere considerata una cosa utile. Ma allora è inutile?

Prova a seguire questo ragionamento: se stai con qualcuno "perché ti serve", non ti comporti da vero amico. Se, invece, stai con qualcuno perché ti senti felice insieme a lui, e senti di poterti fidare di lui, questa è vera amicizia.

Seneca dice che con un amico puoi fare qualsiasi cosa, ma la prima cosa da fare è capire se è un vero amico. L'amico non è come un ombrello, che ti serve per ripararti dalla pioggia. È invece qualcuno con cui stai bene perché insieme vi sentite al riparo dalle cose spiacevoli e difficili, anche sotto la pioggia. Secondo questo filosofo, per essere amici è necessaria la virtù, cioè la capacità di fare qualcosa di giusto e di buono senza aspettarti nulla in cambio.
Questo valore -così raro da trovare adesso- è combattuto dalla regola ormai apparentemente fondamentale del mondo odierno: la legge della “reciprocità”. Riscoprire le parole di Seneca nelle sue Epistulae morales ad Lucilium significa superare la logica economica del do-ut-des da noi oggi applicata anche alle relazioni. Nelle amicizie (philìa) e nell’amore (agàpe) non c’è un interesse. 

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